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Laboratorio Futuro: i giovani non sono disinteressati alla politica

Giovani italiani disinteressati alla politica? Niente di più falso.

A sfatare questo stereotipo ci pensa il nuovo studio realizzato da Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo, curato da Antonio Campati e Veronica Riniolo, che racconta una realtà molto diversa: i giovani italiani vogliono esserci, ma sentono che manca lo spazio per far sentire davvero la propria voce.

Un’indagine demoscopica appositamente realizzata da IPSOS per l’Istituto Toniolo (Ente fondatore dell’Università Cattolica) indica chiaramente che l’immagine stereotipata dei giovani come disinteressati o apatici è lontana dalla realtà, con tre giovani su 4 interessati alla politica e una fiducia nei partiti politici in netta crescita.

 L’indagine, che ha coinvolto un campione rappresentativo di 2000 giovani italiani tra i 18 e i 34 anni, mette in luce un quadro articolato relativo alle forme dell’agire politico, non solo connesse agli spazi tradizionali della politica ma anche a nuove modalità emergenti nella sfera digitale.

Nell’era degli influencer, emergono nuove forme di partecipazione politica: oggi sempre più giovani si informano, discutono e prendono posizione attraverso il digitale. Gli influencer, in particolare, giocano un ruolo cruciale nel mobilitare l’attenzione dei giovani verso temi sociali e politici, sostituendosi in molti casi alle tradizionali fonti di informazioni.

 Allo stesso tempo, l’indagine evidenzia una percezione diffusa di una profonda mancanza di luoghi e occasioni concrete dove poter esprimere idee e partecipare attivamente alla vita pubblica.

DATI CHE FANNO RIFLETTERE

  • 76,4%: la percentuale dei giovani italiani che si dichiara mediamente o molto interessata alla politica, sfatando il mito del disinteresse e dell’apatia giovanile.
  • 62,3%: la quota di giovani che ritiene che la politica italiana non offra spazi di reale partecipazione e azione alle nuove generazioni o lo faccia solo in maniera molto limitata, evidenziando una diffusa percezione di esclusione.
  • 71,7%: la percentuale dei giovani che considerano il voto uno strumento importante o estremamente importante, dimostrando fiducia nel potenziale democratico delle elezioni.
  • 31,6%: la fiducia nei partiti politici, il dato più alto registrato tra i giovani dal 2012 (quando era appena all’8,5%), indicando una crescente consapevolezza dell’importanza dei partiti nella democrazia.
  • 63,6%: i giovani che dichiarano di seguire influencer che trattano temi politici o di rilevanza sociale, sottolineando l’importanza crescente di queste nuove figure nella formazione dell’opinione politica.
  • 56,3%: la percentuale di giovani che ha partecipato attivamente a discussioni politiche online, rimarcando il ruolo fondamentale della sfera digitale come spazio di espressione politica.
  • 69,0% e 62,9%: i giovani che hanno boicottato prodotti per motivi politici o firmato petizioni negli ultimi 12 mesi, confermando che i giovani sono pronti a impegnarsi concretamente in cause specifiche.

COSA SIGNIFICA QUESTO PER L’ITALIA?

Cosa significa questo per il futuro dell’Italia? Il nostro Paese si trova di fronte a un bivio decisivo.

«Se continuerà a lasciare ai margini le nuove generazioni – sostiene Antonio Campati, ricercatore della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e coautore della ricerca – rischierà di accentuare fratture sociali e disaffezione democratica. Non bisogna sottovalutare il progressivo disinteresse e distacco dei giovani dalla vita politica perché esso è fonte di una crescente polarizzazione che non aiuta il buon funzionamento del nostro sistema istituzionale. La ricerca mostra che ci sono ampi margini per invertire la tendenza, ma prendendo atto dei cambiamenti in corso. Per esempio, i dati analizzati ci inducono a credere che ormai gli influencer agiscono come una vera e propria élite nel delineare (anche) le idee politiche dei giovani».

«Infatti – sostiene Veronica Riniolo, ricercatrice della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e coautrice della ricerca un’apertura reale agli spazi di partecipazione richiesti dai giovani – istituzionali, digitali e informali – potrebbe non solo rafforzare il senso di appartenenza e coesione sociale, ma anche rilanciare l’energia democratica e creativa, fondamentale per affrontare le sfide di domani. Non sottovalutiamo che più di quattro giovani su cinque discutono costantemente di problemi che toccano la loro vita, dal livello locale alle grandi questioni internazionali. È un dato che non possiamo trascurare».

La direzione da prendere è dunque chiara: investire sulla partecipazione giovanile significa investire sulla stabilità e sulla qualità democratica del Paese.

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